IL
GRANDE ALPINISTA SIMONE MORO INCONTRA IL PUBBLICO GIOVEDÌ 11 LUGLIO
2013 AL CINEMA THE SPACE DEL PORTO ANTICO. L'APPUNTAMENTO È
ORGANIZZATO DA FINECOBANK GENOVA
Giovedì
11 Luglio 2013, dalle ore 20, presso il The Space
Cinema del Porto Antico (Porto Antico, Magazzini del Cotone 1),
si terrà un incontro aperto al pubblico con il famoso alpinista
Simone Moro, che racconterà le sue straordinarie avventure.
L’appuntamento è organizzato da FinecoBank Genova, che ha
sede in Via Francesco Petrarca 2 (Tel. 010 580038; Internet:
www.fineco.it). L’ingresso all’evento è libero, ma la
registrazione è obbligatoria (per via della capienza della sala).
Chi vorrà partecipare, potrà scrivere una e-mail all’indirizzo
eventi.area@yahoo.it, all’attenzione di Claudio Dellepiane, dando
il consenso al trattamento dei dati. Simone Moro (Internet:
www.simonemoro.com) è famoso soprattutto per aver salito in prima
invernale tre ottomila: lo Shisha Pangma nel 2005, il Makalu nel 2009
e il Gasherbrum II nel 2011. È salito sulla vetta di sette dei
quattordici ottomila, ed è arrivato quattro volte in cima
all’Everest. Ha praticato ogni forma di alpinismo: arrampicata su
ghiaccio, misto, alta quota, dry tooling, arrampicata sportiva. Ha
partecipato a gare internazionali di skyrunning e sci alpinismo. È
laureato con 110 e lode in scienze motorie. Al termine della serata,
Claudio Dellepiane, che dal 2001 svolge l'attività di
promotore finanziario e Area Manager per FinecoBank, seguendo l'area
della Provincia di Genova e del Ponente Ligure, parlerà delle
opportunità di lavoro all'interno della struttura.
SIMONE
MORO. Profilo
Ha
iniziato a praticare arrampicata all’età di 13 anni, cominciando
sulle montagne di casa e spostandosi successivamente sulle Dolomiti.
Nel 1985 ha cominciato a dedicarsi all’arrampicata sportiva
realizzando nel 1987 la sua prima via di grado di difficoltà 8a e
nel 1989 una trentina di salite fino all’8b+. Nel 1990 parte per il
servizio militare, frequentando il 138º corso AUC alla Scuola
Militare Alpina di Aosta, e dopo aver terminato i 6 mesi di corso
come allievo, svolge il rimanente periodo di servizio con il grado di
tenente degli Alpini. Al termine dei 15 mesi di servizio militare
ritorna all’arrampicata ricoprendo il ruolo di allenatore della
nazionale dal 1992 al 1996.
Nel
1992 è cominciata la sua esperienza di alpinista himalayano, che è
diventata preponderante nella sua attività alpinistica, pur non
abbandonando mai completamente l’arrampicata. Ha realizzato oltre
36 spedizioni alpinistiche extraeuropee ed è giunto in cima a sette
dei quattordici ottomila. Ha raggiunto quattro volte la vetta
dell’Everest di cui ha anche compiuto la traversata sud-nord nel
maggio 2006. Molte di queste ascensioni sono state compiute "in
velocità". Al suo attivo ci sono inoltre sei salite su cime di
7000 metri e altrettante su cime di 6000 metri. Ha compiuto inoltre
altre salite importanti nella stagione invernale, quali ad esempio la
parete sud dell’Aconcagua nel 1993.
Nel
2001 tenta con Denis Urubko il concatenamento del Lhotse e
dell’Everest. La notte prima dell’attacco alla vetta del Lhotse,
mentre si trova in tenda a 8000 metri con Urubko e alpinisti di
un’altra spedizione, riceve una richiesta di soccorso da parte di
un alpinista inglese. Li avvisava che il suo compagno Tom Moores era
caduto dalla parete e non si muoveva. Moro parte nella notte alla
ricerca dell’alpinista caduto. Lo trova ferito, senza guanti e
ramponi. Lo lega e tirandolo risale per 200 metri di dislivello per
evitare di rimanere esposto alle valanghe, fino a tornare alle tende.
Per questo salvataggio Moro riceverà nel 2002 la medaglia d’oro al
valor civile. Il giorno successivo deve abbandonare la scalata del
Lhotse a 8300 metri per le troppe energie spese nella notte. Urubko
sale in cima al Lhotse da solo, ridiscende al colle Sud, ma poi in
segno di amicizia verso Moro abbandona la scalata dell’Everest:
"Siamo un team, riproveremo insieme" disse nell’occasione.
Il
14 gennaio 2005, con il polacco Piotr Morawski, ha effettuato la
prima ascensione invernale dello Shisha Pangma, 8027 m.
Il
1 agosto 2008, in compagnia dell’alpinista valdostano Hervé
Barmasse, ha effettuato la prima ascensione del Beka Brakai Chhok,
una montagna del Karakorum (Pakistan) alta 6940 m, dopo gli
infruttuosi tentativi effettuati da varie spedizioni inglesi e
neozelandesi.
Il
9 febbraio 2009, insieme al kazako Denis Urubko, ha realizzato la
prima salita invernale del Makalu, 8463 m s.l.m., uno dei sei
ottomila allora ancora inviolati in inverno. La salita è stata
effettuata in puro stile alpino e, in ragione della stagione, si è
svolta in condizioni difficilissime: vento gelido ad oltre 100 km/h e
temperature fino a -40 gradi con 3000 metri di dislivello da vincere
a partire dal campo base avanzato (5400 m s.l.m.). Anche Reinhold
Messner si è complimentato con lui in un articolo sulla Gazzetta
dello sport:
Il
2 febbraio 2011, sempre insieme a Denis Urubko e all’americano Cory
Richards, ha realizzato la prima salita invernale del Gasherbrum II,
8035 m s.l.m. La salita rappresenta anche la prima salita invernale
di un 8000 del Karakorum. Con questa ascensione, inoltre, Simone Moro
è l’unico alpinista, insieme ai polacchi Krzysztof Wielicki e
Jerzy Kukuczka, ad aver salito tre ottomila in prima invernale
assoluta. Durante la discesa dal campo 1 al campo base, i tre
alpinisti vengono travolti da una valanga sotto il Gasherbrum V.
All’arrivo di quest’ultima i tre si sono seduti aspettando di
essere travolti per cercare di restare a galla, nuotando nella neve e
senza respirare per evitare di inalare la polvere di ghiaccio. Moro è
rIuscito a liberarsi da solo per primo e ha raggiunto ed estratto
dalla neve i due compagni, che erano riusciti a tenere fuori dalla
neve solamente la testa. Per fortuna ed esperienza se la sono cavata
senza danni e sono rientrati al campo base.
I
LIBRI
Nel
2003 ha pubblicato il libro “Cometa sull’Annapurna”, nel quale
ha raccontato la tragica spedizione dell’inverno 1997
sull’Annapurna. In quel frangente Moro e i suoi due compagni,
Anatoli Boukreev e Dimitri Sobolev, furono travolti da una valanga
che li fece rotolare per 800 metri giù a valle per la parete est
dell’Annapurna: Moro riuscì a salvarsi, gli altri invece morirono.
Nella
primavera 2008 è uscito il suo secondo libro dal titolo “8000
metri di vita” in lingua italiana e inglese. In questa
pubblicazione Moro ripercorre tutte le fasi esplorative alle cime di
8000 metri, mostrando le immagini di ogni versante dei colossi
himalaiani e riportando una ad una anche le vie di salita.
Nel
2012 viene pubblicato il suo terzo libro dal titolo “La voce del
ghiaccio. Gli ottomila in inverno: il mio sogno quasi impossibile”.
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