LETTERA APERTA DEL PROFESSOR MICHELE TROILO, DOCENTE ALLA FACOLTÀ DI INGEGNERIA, SUL TEMA DELLE STRADE SICURE: MIGLIORARE LA SEGNALETICA, AFFIDARSI A ESPERTI DI INFORTUNISTICA E PROGRAMMARE LE MANUTENZIONI
Sul tema “Strade sicure”, sempre di strettissima attualità nel capoluogo ligure, interviene con una lettera aperta il Prof. Ing. Michele Troilo, Docente Ordinario di Macchine presso la Facoltà di Ingegneria dell'Università di Genova, esperto in infortunistica stradale.
“Nell’unirmi al plauso generale per le regole più restrittive del nuovo Codice della Strada, vorrei essere rassicurato di non essere ancora una volta di fronte alla caccia alle streghe. In questo caso le streghe sono i giovani neopatentati, le persone mature che hanno bevuto un bicchiere ad una cena, quelli che vanno a 35 km/h dove il limite è di 30 km/h.
Non vi è alcun dubbio che quanto maggiore è il rispetto della normativa tanto minori sono le probabilità di sinistro, o comunque minori le conseguenze: ormai tutti sanno che l’energia cinetica è proporzionale al quadrato della velocità, per cui andiamo tutti piano e non succederà nulla.
Ma altrettanto certo è che la maggior parte degli incidenti non dipendono da comportamenti scorretti, ma da cause strutturali. La cosa è poco sentita e poco creduta in quanto siamo fuorviati, in queste analisi, dall’impellente bisogno di trovare a tutti i costi un colpevole, sia esso penalmente perseguibile o civilmente tenuto ai risarcimenti. Per cui la nostra attenzione è concentrata pressoché esclusivamente sulla ascrivibilità di un sinistro ad una condotta scorretta.
La cosa è assai grave in quanto ci fa dimenticare le cause strutturali che sono invece preponderanti, e la loro eliminazione si riassume in un principio assai semplice: rendere sicure le strade, indipendentemente dalle deviazioni comportamentali. Ciò si ottiene mediante un disegno tecnico delle sedi stradali affidato ad esperti di infortunistica, mediante una segnaletica orizzontale e verticale disambigua, mediante una intelligente programmazione della manutenzione.
Il principio che guida tale progettazione è a sua volta assai semplice: favorire la percezione precoce del pericolo. Chi mai infatti (a parte un insano di mente, per il quale purtroppo non c'è rimedio) non porrebbe in atto una manovra di emergenza per evitare un disastro? Ma la manovra riesce solo se il pericolo è percepito in tempo utile: la maggior parte dei sinistri, sotto tale profilo, risulta inevitabile, e la tragedia si consuma solitamente per una differenza di uno o due decimi di secondo.
Non posso non lamentare l’atteggiamento di molte amministrazioni che di fronte al ripetersi di sinistri in certi punti, detti punti neri, preferiscono apporre un incredibile cartello di limite di velocità (30 km/h, anche meno), piuttosto che assumersi la responsabilità di scrivere: attenzione, pericolo! Già perché così scrivendo ne ammetterebbero l’esistenza e potrebbero, dovrebbero essere chiamate a rispondere dei guai conseguenti. Ancora una volta prevale il principio che accada ciò che accada, purché la colpa sia di qualcun altro.
Strade sicure è un motto da affiancare, se non sostituire, a sicurezza stradale. “Strade sicure” pone un problema urgente: che fanno i gestori al riguardo? Quali sono i piani di intervento e di manutenzione? Non vorrei sentirmi dire ancora una volta che soldi non ce ne sono, perbacco ma come li spendiamo? La sanità è in crisi: soldi non ce ne sono. La scuola è in crisi: soldi non ce ne sono. La giustizia è in crisi: soldi non ce ne sono. Cavolo, dove sono finiti i soldi? Allora, quanto alle strade sicure, un calcolo prudenziale mostra che il costo alla comunità, cioè a tutti noi, dei sinistri stradali in Italia è di circa 40 miliardi di Euro l’anno (sì avete capito bene, più di una finanziaria). Quindi i soldi ci sono eccome, non è che manca la volontà politica?
In cauda venenum. Ma chi sono le vittime più frequenti degli incidenti stradali? Gli ubriachi? I giovani del sabato sera? Gli aspiranti piloti F1? No: sono i pedoni, ossia la parte più debole, che fa le spese non tanto degli eccessi altrui ma dell’altrui maleducazione stradale vera e propria. Mi trovavo un giorno in un paesino della Svizzera, Ruswil per l’esattezza, fermo ad un attraversamento in attesa di far passare un autocarro per poter attraversare. Sapete che cosa successe? Non capivo, non credevo ai miei occhi, l’autocarro si fermò, dandomi la dovuta precedenza. Da allora, quando guido in centro, se vedo un pedone fermo sul marciapiede alle strisce, mi fermo. Al di là di tante chiacchiere, vuole essere un mio piccolo contributo alla sicurezza, cui amerei veder associate adeguate sanzioni, nel caso contrario”.
MICHELE TROILO. Profilo
Il Prof. Ing. Michele Troilo ha conseguito, nel dicembre 1965 presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Genova, la laurea in Ingegneria Meccanica con punti 110 su 110 con lode. Nella stessa facoltà ha iniziato l’attività accademica ottenendo, nel 1966, il titolo di Assistente alla cattedra di Macchine. Dal 1973 è Professore associato di Propulsione aerospaziale e di Macchine presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Genova e dal 1980 è Professore ordinario di Progetto di macchine. Dal 1986 al 1989 è stato direttore del Dipartimento di Ingegneria Energetica dell’Università di Genova. L’attività professionale si svolge nei campi dei collaudi di opere pubbliche nel settore impiantistico (illuminazione, ascensori, riscaldamento, condizionamento, refrigerazione), della consulenza tecnico-scientifica per grandi aziende nei settori energetico e propulsivo aerospaziale, e nel campo della consulenza giudiziaria relativa all’infortunistica stradale, agli autoveicoli civili ed industriali, all’estimo immobiliare e agli impianti meccanici. Dal 29 gennaio 1968 è iscritto all’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Genova. Dal 1995 al 1999 è stato Consigliere Segretario dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Genova.
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