LE SFERE E I BUCHI NERI DEL C.E.R.N.

TRATTO DAL ROMANZO "2012:SFERE" di Stefano Chiesi Mazzanti.


“Ginevra – CERN - 21 dicembre 2012 – ore 5.34 Questa mattina alle ore 02,22 è stato effettuato un nuovo esperimento, l'acceleratore di particelle, LHC, è stato acceso, i fasci di particelle subatomiche, i protoni, hanno cominciato a muoversi ad alta velocità e a scontrarsi con quelli che provenivano dalla parte opposta. Da questi urti. come avevamo ipotizzato, si sono materializzate apparentemente dal nulla altre particelle che scomparivano a tre miliardesimi di frazione di secondo, tempo necessario per poter studiare l'interessante evento, ma per qualche motivo ancora a noi sconosciuto, queste particelle hanno continuato a ricrearsi e a moltiplicarsi anche ad acceleratore spento, senza una logica di tempo né di spazio. Nel giro di poche ore la loro apparizione diventava impossibile da prevedere né da localizzare, come pure la loro dimensione. Tutti i sistemi di sicurezza che erano stati addottati non sono serviti a fermare il fenomeno, né a contenerlo, Stiamo cercando in tutte le maniere dì fermare questa reazione a catena. Il comunicato finiva con una frase. Che Dio ci perdoni”.

I  libri di Stefano Chiesi Mazzanti nelle librerie Feltrinelli

2012: SFERE  

UN MONDO SURREALE PER ROGER BEAR 


Conoscendo l’autore, posso dire che questo libro rispecchia tantissimo la sua natura, sempre pronto a sguainare una spada per difendere le cose che ama: in questo caso la nostra amata Terra. Fin da ragazzo Stefano Chiesi Mazzanti aveva queste forme di scrittura un po’ surreali, me le ritrovo con molto piacere nei diari di scuola, dove lui ogni tanto si sbizzarriva con disegni o testi che a prima vista non avevano senso, ma poi, riguardandoli adesso, con la maturità e le esperienze vissute, sono più attuali che mai. In questo libro Stefano esprime la sua perplessità sugli ultimi avvenimenti e sulle scoperte scientifiche che, al momento in cui lui lo scriveva, non erano ancora state pubblicate; e lo fa con la sua solita fantasia e simpatia propria del suo modo di comunicare con il lettore. Se non è troppo azzardato il paragone, lo vedrei molto bene come sceneggiatore, infatti leggendo questa “favola post moderna” il lettore vede le immagini come in un film, si immagina il percorso del protagonista, vede con i suoi occhi, soffre insieme a lui, ricorda come in un flash back. Io amo i libri lunghi perché odio dover abbandonare i protagonisti troppo presto, in questo caso però devo dire che il breve tempo impiegato per leggerlo è stato determinante in, quanto ho vissuto lo smarrimento mentale di Roger Bear in tempo reale, la consapevolezza è nata in me nello stesso momento in cui lui ricordava i fatti di migliaia di anni addietro … Vorrei leggere ancora di Roger Bear, non vorrei che questo personaggio sia fine a se stesso, vorrei sapere di più di lui, vorrei sapere cosa fa e come reagisce, per cui, sono in attesa di un sequel, come credo gli altri lettori, e quando un libro ti lascia la voglia di leggere un seguito vuole dire che ti ha conquistato. Finisco con un pensiero rubato a Anton Vanligt : E a volte ci si accorge di aver superato traguardi a cui nemmeno si osava puntare all’inizio dell’avventura. Il fatto è che il cammino, se condiviso con le giuste persone, risulta leggero, piacevole, la fatica lascia il posto alla voglia di fare, di dare, di essere. E ci si ritrova a voltarsi indietro, in un giorno qualunque, e non credere ai propri occhi: quanta strada....

recensione di Elisabetta Farinelli

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