“AMOR SACRO, AMOR PROFANO”, LA PERSONALE DELL'ARTISTA RUBEN ESPOSITO


SINO A SABATO 29 GENNAIO 2011 ALLA GALLERIA ARTRÈ DI PIAZZA DELLE VIGNE È ALLESTITA LA PERSONALE DELL'ARTISTA RUBEN ESPOSITO “AMOR SACRO, AMOR PROFANO”, A CURA DI BRUNA SOLINAS


Sino a Sabato 29 Gennaio 2011, presso la Galleria Artrè Gallery dell’Arch. Bruna Solinas di Piazza delle Vigne 28 rosso (tel. 010 2514448, 010 2465025; Internet: www.artregallery.it) è allestita la mostra “Amor Sacro, Amor Profano”, personale dell’artista Ruben Esposito. L’esposizione è a cura dell’Arch. Bruna Solinas e segna un punto di svolta nella ricerca estetica di Esposito. La mostra resterà aperta dal Martedì al Sabato dalle ore 15,30 alle ore 19,30, a ingresso libero. Tendente a riflettere sul mistero del dolore, dell’amore umanamente partecipato e dell’eros, l’artista filtra progressivamente l’Espressionismo forte della ferita originaria per dare immagine a una visione intensamente provocatoria dei due momenti inscindibili dell’umano sentire: la spiritualità e la fisicità. L’amore dell’uomo verso l’uomo viene espresso nell’atrio della galleria da due torsi femminili, in ceramica chiara, e da uno maschile, in ceramica nera, su lamiera smerigliata, trattata a cera e simbolicamente riflettente il mondo esterno, il passante, l’osservatore. Filamenti metallici e colatura conferiscono allo scenario un effetto luministico fluido che non manca di rinviare alla trasfigurazione del corpo attraversato da un pathos profondo, emblematico di un trasporto fondato sulla reciprocità, sulla fratellanza, sulla condivisione del dolore dell’altro e della comunità. I rimandi di possibile ordine confessionale passano dalla Via Crucis alle Vanitas dei Peccata Mundi. In questa sezione della mostra è l’impeto spirituale che riscatta la carne nei suoi sussulti di gioia, angoscia profonda, smarrimento.

Alla seconda sezione della mostra, si accede attraverso una tenda, come all’ingresso di un locale di intrattenimento notturno, in cui si avvicendino spettacoli dal vivo di spogliarello, danza erotica, contatto fisico, fino ad accenni di accoppiamento. Negli anni del boom economico, tra i Cinquanta e i Sessanta, era la buona borghesia che si dilettava, tra coppe di champagne, vedette del Lido e delle Folies Bergère di Parigi, orchestre di qualità come quelle di Carosone, Marini, Van Wood, Martino, Barreto Jr., di questi giochi erotici, rigorosamente vietati ai minorenni, mentre oggi, senza prescrizioni di abbigliamento adeguato, tra bevande alcoliche, disc jockey, ragazze cubo, contorsioniste da Lap e Pole dance, musica house, hip hop, salsa, si può facilmente assistere a spettacoli decisamente trasgressivi. Gli accorpamenti delle sue inquietanti maschere di ceramica, macchiate d’ombra, dalle labbra tumide, dagli occhi bruciati da un consumo immediato dell’eros, parlano di un voyeurismo smodato, per cui esaudire significa solo esaurire il desiderio momentaneo, fino ad incenerire, davanti alle esibizioni di giovani corpi femminili, riscattati dal nitore della materia in cui sono modellati, perfino gli organi del proprio sguardo. «La sua opera, segnata dalla poetica del frammento e dell’ibridazione - scrive la critica d’arte Viana Conti - mette in scena il corpo, nella sua finitudine, per esaltarne lo spirito, nella sua immensità interiore, senza la cui luce la fisicità si ridurrebbe a una materialità governata dall’istinto. Sorprende, in epoca di cybespazio e di realtà virtuale, che questo artista non cessi di formalizzare maschere che abitano una terra di mezzo tra l’arcaico, l’incaico e l’alieno, corpi umani, forse troppo umani, con qualche indizio, in passato, di origine vegetale e oggi di mutazione in direzione psichica e spirituale».

Scultore e modellatore di forme in ceramica, forgiatore di elementi in lamiera ossidata o specchiante, Ruben Esposito esprime nelle sue installazioni un’attitudine scenografica visionaria, praticata sovente nelle sue collaborazioni con il cantautore polistrumentista Vinicio Capossela. Nella sua regia degli scenari per i megaconcerti, tra proiezioni di volti su ampie vele, Capossela, nocchiero sopravvissuto a un violento naufragio, ritto alla prua di un galeone, insignito dal mezzo busto di una polena, sembra essere miracolosamente restituito al pubblico dal fondo del mare, insieme a un cumulo di relitti. Umanizzando e sacralizzando incessantemente la figura dell’uomo e della donna, di santi e peccatori, l’artista sembra partecipare di una forma di intenso misticismo. Scaturiscono dal suo immaginario torsi di dame opulente, sostenute da supporti metallici e rivestite di brandelli corrosi e ossidati, corpi venati, ustionati, piagati, sopravvissuti a catastrofi postatomiche, fianchi e gambe di giovani donne avvolte e costrette tra bande di lamiera.


INFORMAZIONI

Artrè Gallery

Piazza delle Vigne 28 r

16123 Genova

Tel. 010 2514448

Tel. 010 2465025 (recapito telefonico dal Lunedì al Venerdì dalle 9 alle 13)

Internet: www.artregallery.it

E-mail: info@artregallery.it

artregallery@libero.it



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