''Silvio Forever'': un ''ballista'' al cinema

La presentazione del film a Roma. Il 25 nelle sale. Faenza: "Un film unico".

Silvia Garambois
“Silvio forever, autobiografia non autorizzata di Silvio Berlusconi”. Ovvero: il ballista.
In un'ora e mezzo di film - dove non c'è una battuta che non sia detta da lui, non una dichiarazione che non sia letterale - Berlusconi racconta, tanto per citare, che da bambino ha salvato la sorella che stava affogando nella tinozza; che a 12 anni è stato molestato dai comunisti mentre attaccava manifesti elettorali della Dc (ovviamente quello storico: “Dio ti vede, Stalin no”) e da allora non li sopporta; che è stato lui a spiegare a Obama come salvare le banche e che dopo morto convincerà Dio a diventare vicepresidente della Paradiso s.p.a.

Un viluppo inestricabile di barzellette e proclami

Un viluppo inestricabile di ricostruzioni fantasiose, barzellette, proclami (la rinascita a l'Aquila come l'immondizia a Napoli), di bugie intessute a mezza verità e di bugie tout-court. 
Di questo film in tv non va in onda il trailer: a Mediaset non se ne parla proprio, mentre la Rai lo ha censurato perché c'è Mamma Rosa che, con scarsa capacità profetica, afferma “Non si vedrà mai Silvio in giro con le donne, o altro...”.

Un film "oscurato" preventivamente

Un film oscurato in maniera preventiva. Ragione in più, però, perché l'anteprima romana per i giornalisti venisse accolta come un evento, in sala gli autori  Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella (quelli di “La casta”, successo editoriale che ha messo a nudo i meccanismi della politica del dopo-tangentopoli), e i registi Roberto Faenza (che nel '77 firmò “Forza Italia!” sul disfacimento della classe politica italiana di quegli anni) e Filippo Macelloni. 

Doveva essere il film di La Casta

E di “La Casta” e di “Forza Italia!” questo film sembra il seguito ideale.
Anzi, Stella spiega qualcosa in più: “Volevamo fare di “la Casta” un film, ma dopo aver montato e smontato per tre anni la sceneggiatura ci siamo accorti che mancava un baricentro.
E chi è il baricentro? Berlusconi, sempre lui da 17 anni, sia che si rida delle sue barzellette, sia che non le si sopportino proprio”.

Una chiave da Cinegiornale d'epoca

Così Faenza, che per “Forza Italia!” aveva scelto un linguaggio sincopato di immagini che si inseguivano e si accavallavano - quasi anticipando “Blob” - per “raccontare la violenta degenerazione del potere” , ora sceglie la chiave del racconto, da Cinegiornale d'epoca, per essere “aderente all'uomo”.
“A esaminare gli spezzoni del film - spiega Faenza - viene fuori un saggio sul linguaggio del potere: il suo non è il linguaggio dei politici, lui parla di pancia, di ventre. Come quando aspettando lo scatto per la foto, in mezzo a un gruppo di ragazze, balza su dicendo: “Chi mi ha toccato il culo?”.

Non usa (volutamente) più di 100 vocaboli

Ma quale statista lo farebbe? Berlusconi non usa più di cento vocaboli, come i bambini di quarta o quinta elementare, ma si fa capire da tutti”.
Il grande venditore - nelle sue biografie Berlusconi racconta che a Milano era il migliore piazzista della Fiera, guadagnava tre volte rispetto agli altri, e qui non si stenta a credergli -  viene seguito nel film passo passo dall'infanzia, ai concertini sulle navi, all'avventura edilizia (“Sono stato qualche mese da un imprenditore per capire come funzionava”) ad appena ieri.

C'è anche il baciamano con Gheddafi

Che ci siano le immagini di lui con Gheddafi, il baciamano, il giro di pista in piedi sulla jeep scoperta (“Se nascevo in Arabia Saudita ero uno sceicco”, dichiara a un certo punto), invece, è “casuale”. “Non abbiamo scelto di far uscire il film adesso, perché c'è la guerra – spiega Rizzo -. Del resto, se usciva a Natale ci accusavano perché a dicembre c'era il voto di fiducia, se aspettavamo ancora qualche mese, c'erano le elezioni: comunque vada, ci accusano di voler fare una uscita a orologeria....”.

E c'è anche il coro, con Gregoretti e Benigni

In “Silvio forever” prende voce anche il coro. Quello critico, con Ugo Gregoretti che si fa accompagnare in visita al Mausoleo costruito nel parco della villa di Arcore; o Enzo Biagi che lo definisce “uno che parla di sé in terza persona”; o Roberto Benigni che canta “Tutto mio”; o Marco Travaglio che, ospite di Daniele Luttazzi - invito che è costato il contratto Rai al comico romagnolo -  chiede ragione dei soldi da cui è nato l'impero...

Ma c'è anche chi lo vota e lo segue

Ma c'è anche il coro di chi lo vota, lo segue, lo apprezza, chi negli anni Ottanta se la prendeva con i pretori che oscuravano Canale 5 (in onda in modo illegittimo), chi riempie le piazze per intonare “Meno male che Silvio c'è”. 
Insomma, l'Italia. E il suo megalomane. Uno che dichiara: “Il Papa mi ha dato la benedizione ma con l'aria... come se non ne avessi un bisogno particolare”. Uno che ha speso 14 miliardi di vecchie lire per imporre il “marchio” di Forza Italia nella sua prima competizione elettorale. Che ha promesso 800.000 dentiere gratis. Che ha detto “vogliamo vincere il cancro”.

200 milioni spesi per salvarsi dai tribunali

Che ha speso 200milioni di euro per salvarsi dai processi nei tribunali. E che secondo Forbes in 17 anni di potere ha visto il suo patrimonio crescere da 1,5 miliardi di dollari a 7,8 miliardi di dollari. In sala, al termine della “prima”, i giornalisti sono critici: “film poco coraggioso”, “troppo enfatizzato il personaggio”, “alla fine risulta anche simpatico” (anche se questo, onestamente, no).
Gli autori ribattono che si sono voluti tenere alla larga dall'essere “a priori ostili o nemici”. “Abbiamo voluto raccontare, nel bene e nel male, anche se con un po' di ironia, una persona che da 17 anni è al centro del dibattito: un lavoro giornalistico... Non avremmo fatto diversamente se fosse stato uno di sinistra...”. 

Spente le luci, resta l'oppressione di un incubo

Il fatto è che, quando si spengono le luci, oltre a qualche esclamazione soffocata e qualche risata sfuggita, resta un senso di oppressione, di angoscia. Come per il finale del “Caimano” di Nanni Moretti (anche qui, per altro, c'è Berlusconi che lascia il tribunale in modo teatrale).
Tanto vale lasciare l'ultima parola all'unico attore del cast: Neri Marcoré.
È lui il “doppiatore” di Berlusconi per i brani di cui non esistevano supporti audiovisivi. “Non è stato facile entrare nel personaggio... - dice - Mi sono concentrato su chi lo acclamava, sulle espressioni che usava…
Poi mi sono deciso: ho aperto la partita Iva, ho incominciato a costruire Zagarolo 2 e Zagarolo 3, ho iniziato a frequentare un sacco di ragazze... Ho capito di essere pronto quando mi sono alzato da terra di 37 centimetri... Ma per tutto il tempo del film, e adesso ancora, mi ha accompagnato una tristezza di fondo. Spero che sia un incubo. E che finisca presto”.  

Le notizie precedenti e lo spot censurato

Ci siamo. “Silvio Forever”. Sottotitolo: “autobiografia non autorizzata di Silvio Berlusconi”, sta per arrivare al cinema (guarda qui il trailer).
L’appuntamento nelle sale è per venerdì 25 marzo, ma già da oggi il film farà discutere.
Stamattina c'è stata, infatti, a Roma la presentazione della pellicola con una conferenza stampa, con proiezione annessa. E qualche scintilla è facile prevederla.
“Silvio forever”, firmato da Roberto Faenza e Filippo Macelloni e scritto dagli autori de "La Casta" Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, è infatti inciampato nelle solite polemiche prime ancora di arrivare sui grandi schermi.

La Rai censura lo spot

La Rai – che di mosse geniali ultimamente non ci risparmia – ha infatti deciso di censurare lo spot (pagato) che avrebbe dovuto essere trasmesso dal 6 marzo (guardalo qui su YouTube).
Singolare la motivazione. "Lo spot della Lucky Red sul film 'Silvio Forever' - si legge nella nota di viale Mazzini - è stato giudicato 'inopportuno' dalle strutture Rai preposte, nella parte in cui riproduce una dichiarazione di una persona scomparsa, piegandone immagini e parole a fini satirici".
Il problema era la signora Rosa: la mamma di Silvio Berlusconi scomparsa nel 2008.
Nello spot si vedono le immagini che la ritraggono (4 secondi in tutto) mentre pronuncia queste parole: "Non si vedrà mai una foto di Silvio che è in giro con le donne o altro". Da qui lo stop della pubblicità.

Faenza: “I servi sciocchi non sono una novità”

Il regista Roberto Faenza, in un’intervista nell’ultimo numero de L’Espresso, commenta così: “I servi sciocchi non sono una novità…la censura è demenziale. Quella su mamma Rosa, poi, parossistica”.

Ieri il primo spot (senza audio)

Ieri a sorpresa la Rai ha comunque mandato in onda uno spot (diverso da quello previsto in precedenza). Lo riferisce l'agenzia Asca, chiarendo che nella nuova pubblicità non si vedono le immagini. Nell'audio, è scomparsa la voce di mamma Rosa.

"Non sarà uguale a nessun altro film"

Faenza non nasconde un pizzico d’orgoglio e soddisfazione per il suo ultimo lavoro. Una fatica durata 3 anni basata su un’idea geniale: un film su Silvio utilizzando solo le sue stesse parole. “Non sarà uguale a nessun altro film sul tema”: dice quindi al settimanale Espresso.

 Le anticipazioni

Anticipando qualche contenuto: dall’ape regina Sabina Bègan all’irrinunciabile versante internazionale -vedi quando fece aspettare la Merkel mentre era al telefono con Erdogan - gli 85 minuti del documentario, assicura il regista saranno ricchi di spunti e riflessioni inediti.

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