"ROTTAMARE LA CITTA" IL PUNTO DI VISTA DELL'ARCH. GIORGIO PARODI PRESIDENTE DELL'ORDINE DELGLI ARCHITETTI DI GENOVA


Giorgio Parodi, presidente degli architetti genovesi, favorevole alla variante al Puc: «Prima le infrastrutture e poi l’edilizia residenziale, e puntare a ridisegnare la città attraverso un’urbanistica partecipata»
È stata votata e approvata dal consiglio comunale il 16 novembre e da circa un mese è disponibile on line per tuti i cittadini. La nuova variante al Puc (Piano urbanistico comunale) ha fatto discutere (in consiglio ci sono volute cinque ore prima di arrivare al voto definitivo), ed è motivo di disappunto per molti imprenditori e costruttori, che non vedono di buon occhio i molti limiti e vincoli alle nuove costruzioni. Più pragmatica e articolata la posizione degli architetti genovesi: «Un Puc – dice Giorgio Parodi, presidente dell’Ordine di Genova – deve risolvere i problemi strutturali della città: non è solo uno strumento che stabilisce se si può o non si può costruire».
«PRIMA LE INFRASTRUTTURE» – La variante in questione prevede l’adeguamento alla normativa regionale in materia di disciplina dell’attività edilizia, l’introduzione di un ambito speciale di conservazione per la collina di Sant’Ilario e alcune modifiche alla zonizzazione della zona B (residenziale satura), con l’introduzione di due specifiche sottozone di conservazione e di riqualificazione.«Noi condividiamo e appoggiamo le scelte dell’amministrazione – afferma Parodi – e il nostro consiglio è sempre stato orientato in questa direzione: semplificare le carte e prestare maggiore attenzione alle infrastrutture, perché sono quelle che definiscono le aree». Parodi sottolinea un problema struttura le comune a tutte le città italiane: «Si dovrebbero realizzare prima le infrastrutture e poi l’edilizia residenziale. In Italia purtroppo si tende a procedere al contrario: dal dopoguerra le città hanno iniziato ad espandersi a macchia d’olio, senza una corretta pianificazione del territorio, scegliendo i percorsi dettati dalla speculazione edilizia».Il disegno della fatidica linea verde a tutela del territorio non urbanizzato è una scelta in direzione della sostenibilità? «Le città devono sapersi organizzare secondo la propria conformazione territoriale, non è necessario avere una città immensa. A Tortona c’è l’interporto, esiste quasi una città ideale tra Genova e Milano, manca solo il collegamento fisico. Genova, semplicemente, rimarrà nelle dimensioni che il suo territorio le consente, con un interland molto grande».
ROTTAMARE LA CITTÀ – La variante introduce un nuovo modo di pensare: non si tratta di non poter più costruire, ma solo di iniziare a familiarizzare con il concetto di “rottamazione della città”. Il piano casa prevede la possibilità di un considerevole aumento di volumetria, qualora si demolisca per ricostruire in un sito più idoneo e la stessa variante al Puc consente il trasferimento di cubature. «Ristrutturare in grande scala – sostiene Parodi – è una bella sfida, ma non è impossibile! L’amministrazione comunale cercherà di andare incontro ai vari attori chiamati in questione: è consapevole del fatto che per rottamare le periferie bisogna dare incentivi economici alle imprese e spiegare ai cittadini quali sono gli obiettivi, che cosa si va a fare». Secondo Parodi sarà fondamentale il dialogo con i cittadini: «Quando la città si espande occupa terreno vergine, ha un interlocutore debole; se si ridisegnano i quartieri, invece, ci si confronta con i cittadini, con gli abitanti, si fa ricorso ad un’urbanistica partecipata».
GENOVA E FRIBURGO – Non è una posizione nuova quella dell’Ordine. Già sei anni fa il presidente Parodi aveva organizzato una visita di studio per architetti e funzionari tecnici degli enti locali nella città di Friburgo, esempio riconosciuto a livello mondiale di città ecologica e sostenibile. Da questa visita l’Ordine ha ricavato un documentario, portato al congresso mondiale degli architetti a Torino ed è nato uno scambio con la città tedesca: «L’amministrazione di Friburgo ha già inviato un proprio funzionario a Genova, che tornerà il prossimo febbraio» anticipa Parodi.L’auspicio degli architetti genovesi è che con la variante del Puc si possa andare incontro a questo nuovo modello di città, con i cittadini coinvolti nella riqualificazione delle periferie attraverso la condivisione dei nuovi progetti. «Deve esserci comunicazione fra tutti – spiega il presidente degli architetti – progettisti, amministrazione e territorio. L’Ordine farà la sua parte: abbiamo una commissione urbanistica che, oltre a promuovere osservazioni relative alla variante al Puc, organizza incontri e convegni a tema, proiprio per migliorare la comunicazione e la conoscenza reciproca».
Crediti foto: Flickr/Opti mystic. Licenza: Creative commons

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