'GUERRA' TRA COMUNE GENOVA E CAFFE' PER PALMA DI PLASTICA


SCOPPIA IN CORSO ITALIA LA GUERRA DELLA PALMA: IL COMUNE DI GENOVA CONTRO I TITOLARI DEL LOCALE “DOC CAFÈ”: OGGETTO DELLA DISCORDIA… UN ALBERO DI PLASTICA. L’AMMINISTRAZIONE: È ILLECITO EDILIZIO E DEV’ESSERE RIMOSSA. I FRATELLI DOMENICO E FILIPPO TABBI NON CI STANNO. I PARERI DELL’ARCHITETTO DOMENICO PODESTÀ E DELL'AVVOCATO GIUSEPPE MUSCOLO


Scoppia la guerra in Corso Italia per... una palma di plastica. Il Comune di Genova la considera un illecito edilizio (vedi lettera allegata) e ne chiede l'immediata rimozione, il proprietario non ci sta e risponde per le rime. Succede tutto al civico numero 11 F. Un locale. I fratelli Domenico e Filippo Tabbi, baristi da trent’anni, ne hanno rilevato la gestione in primavera. Lo hanno chiamato Doc Cafè e, per la loro operazione di rilancio, si sono dotati di un simbolo, che fosse riconoscibile da tutti: una palma luminosa di plastica, alta circa due metri, che alla sera viene accesa e si illumina, pur in maniera molto moderata, di arancione. L’hanno ancorata con cavi sulla loro terrazza e, in poco tempo, è diventata il punto di ritrovo per migliaia di giovani genovesi, sia al pomeriggio inoltrato che dopo cena. Fin qui nulla di male, ma, a poco a poco, quell’apparentemente innocuo oggetto di plastica (collocato su suolo privato) è diventato pomo…, anzi albero della discordia. «Qualcuno della zona – racconta Domenico Tabbi - non gradisce la presenza della palma, si rivolge al Comune e mi arrivano in negozio due impiegati, che chiedono informazioni e redigono un verbale». Trascorre qualche settimana, ed ecco la doccia fredda: «Proprio qualche giorno fa – prosegue Domenico Tabbi – mi arriva una lettera ufficiale dal Comune di Genova, in cui mi viene formalmente richiesto di rimuovere la palma, in quanto considerata illecito edilizio e, per giunta, installata in assenza di autorizzazione paesaggistica». A scrivere al Doc Cafè è il Comune di Genova, Direzione Territorio Sviluppo Economico e Ambiente – Settore approvazione progetti e controllo attività edilizia. Tabbi tiene in mano la lettera e si sfoga: «Non ci posso credere. Una palma di plastica considerata illecito edilizio! Sono sconfortato dalla situazione. La prima cosa che mi viene in mente è quella di emigrare in un paese civile…». Pochi minuti, e il titolare del Doc Cafè si rivolge direttamente al suo legale, l’avvocato Giuseppe Muscolo. Tabbi vuole infatti chiarezza: «Di fronte a questa richiesta così assurda – afferma – non ho nessuna intenzione di “calarmi le brache”… Darò battaglia energicamente sino in fondo. La palma è di plastica e per giunta completamente amovibile. Dove sarebbe l’illecito edilizio? E la violazione del vincolo paesaggistico? Dove? Allora ogni persona o cosa più alta di due metri dovrebbe chiedere l’autorizzazione a esistere, anche su suolo privato… Pensate a un giocatore di pallacanestro…». E qui sorge spontanea una risata amara. Ma si torna subito a bomba sul problema: «Mi sorge spontanea una riflessione, a questo punto: la Fiera di Genova inaugura un padiglione nuovo di zecca con un tetto blu sporgente che deturpa il panorama a chi abita in corso Saffi. Insorgono i comitati e i residenti, e non succede nulla. Un commerciante qualsiasi mette una palma arancione sul proprio tetto e gli si scatenano contro i “carri armati comunali”. Ancora una volta, mi spiace constatare che questa amministrazione è forte con i deboli e debole con i forti». La decisione dei Tabbi di rivolgersi a un legale è anche legata al fatto che l’illecito edilizio è considerato un reato penale: «Le studiano tutte, pur di complicare la vita a chi lavora onestamente. Comunque, è già stata avviata una pratica per verificare che non sia stato commesso un abuso in atti d’ufficio. Se così fosse, sarò io a chiedere i danni, anche per il tempo che mi stanno facendo perdere». L'avvocato Giuseppe Muscolo rincara la dose: «Quella palma è da considerare un arredo, ed è appoggiata in maniera mobile su un terrazzo. Non è necessaria alcuna autorizzazione. Sicuramente impugneremo il provvedimento del Comune e, se necessario, faremo ricorso al Tar. Comunque, la palma resterà dove si trova». Il primo a concordare con le analisi dei fratelli Tabbi e del loro legale è l’Architetto genovese Domenico Podestà, esperto in concessioni edilizie, in locali a uso commerciale nonché Consigliere Nazionale dell’Ordine degli Architetti ed ex Presidente dell’Ordine genovese: «Una palma di plastica su un tetto di proprietà privata è come un ombrellone nel proprio giardino. Dove sarebbe l’abuso edilizio? Non vedo neppure un grammo di cemento… Oltretutto la palma è completamente colorata di arancione, e non veicola neppure messaggi pubblicitari. E’ assolutamente innocua e non mi pare deturpi il paesaggio». «Lo stesso paragone con l’ombrellone – ricorda Domenico Tabbi – me lo fecero i primi impiegati del Comune giunti qui. Pensavo che si fosse tutto risolto con quella visita, e invece mi sbagliavo. Cosa sia intervenuto dopo, francamente non lo so. Anche se ho qualche sospetto…». Ma qui il discorso si interrompe: «Attendo ulteriori sviluppi che mi comunicherà l’avvocato Muscolo. Per il momento, comunque, la palma di plastica resta sul mio tetto». Ci mancava un alberello finto arancione, a turbare le (poche) ore di sonno di Domenico e Filippo Tabbi, «con tutti i problemi che già comporta avere in questi tempi un esercizio commerciale da mandare avanti». Dalla parte dei Tabbi si schierano anche due colleghi, Dino Cammarata e Jacopo Maione, gestori del sottostante “Stelli sul mare”, l’unica spiaggia libera attrezzata di Corso Italia: «Quella palma – dicono – è diventata per tutti un punto di riferimento. I ragazzi del locale ci hanno fatto pure le magliette. I clienti, anche i nostri, si danno appuntamento lì sotto. Perché bisogna rimuoverla?».


INFORMAZIONI

Domenico e Filippo Tabbi - Doc Cafè

Corso Italia 11 F

Tel. 366 5336276

E-mail: fil.tr.grande@hotmail.it


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