LE PROPOSTE DEL CIV DI CORSO SARDEGNA REDATTE DALL’ARCH. MATTEO MARINO


APPROVATO IL PROGETTO PER IL RECUPERO DELLA FONTANA DI PIAZZA MANZONI NEL QUARTIERE DI SAN FRUTTUOSO. ALLO STUDIO L’ALLUNGAMENTO DELLO STORICO PONTE DI SANT’AGATA. LE PROPOSTE DEL CIV DI CORSO SARDEGNA REDATTE DALL’ARCH. MATTEO MARINO

E’ stato definitivamente approvato dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici della Liguria il progetto per il recupero della storica Fontana di Piazza Manzoni nel quartiere di San Fruttuoso. Nel frattempo, è allo studio presso gli uffici di Provincia e Comune di Genova il progetto per l’allungamento del Ponte di Sant’Agata e per il conseguente ripristino della viabilità pedonale. Le due proposte, promosse dal CIV – Consorzio Integrato di Via di Corso Sardegna Alta e Bassa (Via Cesarea 8, tel. 010 870480; Internet: http://www.corsosardegnabassa.com/), presieduto da Umberto Solferino, sono state entrambe redatte dall’Arch. Matteo Marino. L’obiettivo è di riportare Piazza Manzoni alla sua antica conformazione, con la fontana di fine Ottocento al centro, ma soprattutto di ripristinare la viabilità pedonale sul Ponte di Sant’Agata, al momento interrotto e quindi inutilizzabile. Per la Fontana si è arrivati dopo diverso tempo alla decisione finale. «Contiamo di iniziare i lavori entro le prossime settimane – dice l’Arch. Matteo Marino – salvo intoppi dell’ultimo minuto. Noi, comunque, siamo pronti». Il recupero dell’antico lavatoio di Piazza Manzoni prevede l’installazione del quarto lobo della fontana, andato disperso. Per la realizzazione, in massello di marmo bianco, è stato incaricato lo stucchino Romano Repetto di Bargagli. «Una volta acquisito questo “pezzo”, la Fontana riotterrà il suo aspetto originario. Quindi, verrà ricostruita la “pila” a parallelepipedo che spiccava dal centro del quadrilobo e, soprattutto, verrà fatta passare l’acqua, in modo da rendere funzionale il monumento ed evitare depositi di sporcizia». L’importo complessivo dei lavori si aggira intorno ai diecimila euro. E la Fontana sarebbe il primo passo nel processo di recupero storico e archeologico della zona. Dove, per l’appunto, un ruolo centrale è ricoperto dal Ponte di Sant’Agata. Qui il discorso è più complesso. «Ma un ponte – osserva Marino – è da sempre costruito per collegare. Tenere, nelle condizioni in cui versano, questi tre spezzoni fuori terra del ponte è un’offesa alla storia dei ponti e della stessa Genova. Il progetto prevede l’installazione di una passerella pedonale e ciclabile, appoggiata solo agli estremi, lungo il tracciato del ponte, in corrispondenza della parte crollata, corrispondente alle tre arcate originarie». E’ in corso con la Provincia di Genova (l’Assessore Paolo Perfigli e il Dott. Agostino Ramella) l’istruttoria per la compatibilità al piano di bacino del Bisagno. «Possiamo superare la necessità di rendere la passerella sollevabile di due metri e mezzo in caso di emergenza, rifacendoci alle deroghe già concesse: ovvero, il divieto di accesso sulla passerella in caso di piena del fiume tramite segnalatori acustici, visivi e sbarre automatiche, preponendo anche un responsabile al funzionamento del dispositivo». Importo totale dei lavori, centomila euro. «Una soluzione molto più economica che se dovessimo rifare il Ponte come era in antico. Ma il risultato estetico della passerella è ugualmente notevole». Per i finanziamenti, il CIV di Corso Sardegna sta pensando a una sorta di “joint-venture”: «Vogliamo interpellare – sottolinea Umberto Solferino – sia il Municipio III Bassa Valbisagno sia Provincia di Genova e Regione Liguria. Ma anche le Fondazioni Carige e Sanpaolo, oltre alla Camera di Commercio. L’importante, adesso, è che venga approvato il progetto, dopodiché ci muoveremo». «Si tratta – afferma l’Arch. Matteo Marino – di due situazioni distinte, che stiamo portando avanti insieme al CIV sia presso gli Uffici della Soprintendenza ai Beni Architettonici, con gli Arch. Cristina Pastor e Rossella Scunza, sia presso gli Uffici del Comune – Direzione Settore Strade, Impianti, Litorale e Città Accessibile, nella persona degli Ing. Gianluigi Gatti e Stefano Pinasco. Relativamente al Ponte di Sant’Agata, poi, nostro interlocutore è anche la Provincia di Genova, per quanto riguarda il discorso del Piano di Bacino, nella persona del Dott. Agostino Ramella». Entrambi i discorsi sono ben avviati. Con pieno appoggio della cittadinanza, che nei mesi scorsi ha accolto con grande entusiasmo l’iniziativa “Mille firme per la Fontana e il Ponte di Sant’Agata”, volto a sensibilizzare ulteriormente l’amministrazione pubblica sul problema. «E’ nostro compito – fa presente Umberto Solferino, presidente del CIV di Corso Sardegna – reperire i fondi e, nel frattempo, andare avanti con la pratica delle autorizzazioni».

LA STORIA DEL PONTE

L'antico ponte di Sant'Agata venne costruito in epoca medievale. Il percorso che lo attraversava era la Antica via Aurelia Romana, che doveva aver avuto in questo punto una corrispondente costruzione, una preesistente struttura costruita di epoca romana che univa la città alla vecchia strada per il levante del genovesato. Il ponte insisteva su uno slargo del torrente Bisagno, un vasto spazio o area golenale, lasciata libera dalle costruzioni per scaricare le piene del Bisagno. Attraversava un lungo tratto che andava dal Borgo Incrociati sino alla chiesa di Sant'Agata, con 28 arcate. La realizzazione dell'abitato di Corso Sardegna e delle vicine vie ha coperto questa area golenale tra la fine dell'Ottocento e i primi due decenni del Novecento; delle arcate del ponte ne sono rimaste due presso la chiesa di Sant'Agata, altre o sono state demolite o giacciono tuttora interrate sotto le attuali strade. Ne furono lasciate solo cinque, scoperte, ad attraversare il torrente, di fronte al Borgo Incrociati. Pesantemente danneggiato durante la tragica alluvione del 7 ottobre 1970 che causò oltre venti morti, principalmente nella zona della stazione ferroviaria di Genova Brignole (e nella quale del ponte crollarono due delle arcate lasciate libere, cui seguì ancora il crollo dell'arcata rimasta sulla sponda di Levante nei successivi fenomeni alluvionali degli anni Novanta), il ponte sul Bisagno è stato definitivamente chiuso. Quello che ne rimane sono solo pochi resti, due arcate cui sono stati posti alcuni tiranti metallici per evitare il crollo totale. L'originario ponte che sorgeva su questo tratto del torrente Bisagno - analogamente a quello (tuttora intatto) che sovrasta il borgo marinaro di Bogliasco - fu costruito in pietra dai Romani come molte altre strutture analoghe che si trovano sulla via Aurelia, durante la marcia di trasferimento verso la Gallia; anche nella ricostruzione medioevale continuava a presentare una curiosa somiglianza - che sarebbe culminata nella identica sorte toccatagli - con il Ponte Emilio (conosciuto anche come Ponte Rotto) di Roma.

INFORMAZIONI
Umberto Solferino – Presidente del CIV Corso Sardegna
Corso Sardegna 236 R
Tel. 010 870480
E-mail: umbeso@tiscali.it

Arch. Matteo Marino
Corso Sardegna 60/3
E-mail: marino.mat@tiscali.it

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